Nella pianta di Cannabis sativa, il primo segno della fioritura è la comparsa di fiori indifferenziati allo stato embrionale, sullo stelo principale, all’intersezione con le foglie. Quelli maschili possono essere riconosciuti per la loro forma ricurva, a cui segue la formazione di piccoli boccioli rotondi con cinque scanalature. I fiori femminili sono riconoscibili dall’ingrossamento dell’embrione, che diventa poi un calice dal quale spuntano due pistilli bianchi: questi hanno la funzione di catturare il polline maschile, portato dal vento, per l’impollinazione dell’ovulo femminile che si trova dentro al calice. I pistilli dei giovani fiori sono di colore bianco chiaro e diventano di colore rosso-marrone con il tempo. Il calice col tempo si ricopre di resina, e si formeranno, l’uno vicino all’altro, sempre più fiori che avranno tempi di maturazione diversi, a seconda della possibilità di ricevere più o meno luce. Le varietà di Cannabis hanno tempi di maturazione molto diversi tra loro ma una regola è che i maschi fioriscono sempre prima delle femmine. Dal momento dell’impollinazione comincia a formarsi il seme e si ha la caduta dei pistilli: al seme occorrono dai 15 ai 40 giorni per maturare, per cadere poi sul terreno.
La miglior produzione di resina, come qualità e come quantità, si ottiene eliminando le piante maschio prima della maturazione dei loro fiori, per non permettere ai fiori femminili di essere impollinati e quindi di produrre semi. Infatti la resina, costituita dai tricomi, si forma principalmente sui fiori delle piante femmina che, se non impollinate, continuano a produrre nuovi fiori che andranno in contro a ingrossamento e maggior produzione di resina. Da qui il termine sinsemilla, “senza semi”, che intende proprio una pianta femmina che non ha sviluppato semi.

La parola tricoma deriva dal greco “Tríchōma”, che significa “crescita di peli”. In base alla capacità di produrre e immagazzinare metaboliti secondari, si dividono in tricomi ghiandolari e non-ghiandolari. Questi ultimi servono a proteggere la pianta dai parassiti, dagli eccessivi raggi UV, dalle muffe, dalla disidratazione e dal calore e si trovano sia nella parte superiore che inferiore delle foglie. I tricomi ghiandolari sono piccole secrezioni epidermiche che producono e immagazzinano grandi quantità di resina, caratterizzata da un contenuto variabile di cannabinoidi, terpeni e flavonoidi. Potenza, gusto ed odore delle infiorescenze femminili sono direttamente collegati al loro contenuto.
Si tratta quindi di strutture in grado di racchiudere l’essenza di quelle che sono le proprietà della cannabis, oltre a essere degli ottimi indicatori per il coltivatore per stabilire quale sia il momento ottimale per la raccolta: infatti osservando la variazione cromatica con l’utilizzo di una lente d’ingrandimento o di un microscopio, è possibile monitorare il livello di maturazione delle infiorescenze. Dall’inizio della fioritura fino alla metà, i tricomi si presentano di colore trasparente, mentre solo durante la fase finale assumeranno una caratteristica colorazione bianco-lattiginosa e infine ambrata. Una volta raccolti ed essiccati i fiori, è proprio il contenuto dei tricomi a determinare effetti psicoattivi e/o terapeutici a seconda della varietà e dei trattamenti a cui vengono sottoposti.

Dalla resina prodotta dai tricomi deriva l’hashish, prodotto mediante una semplice estrazione a secco con un metodo originario del Marocco: i fiori femminili maturi venivano avvolti da un tessuto fine e battuti sulla superficie di un grande setaccio in modo tale da depositarne all’interno gli stessi tricomi, che venivano poi pressati per dare origine alle “panette”. Oggi tale metodo è stato soppiantato grazie alle tecnologie moderne che hanno sviluppato tecniche focalizzate a preservare maggiormente l’integrità della resina.